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dopo l'affossamento della legge alla camera

Omofobia, la questione arriva all'Onu

"Un passo indietro sui diritti dei gay"

Il Pd si spacca sulla Binetti. Lei: "Non vado via, voterò Bersani". Ma il candidato: "Deve accettare le regole"

2009-10-14

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2009-10-13

 

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2009-10-14

dopo l'affossamento della legge alla camera

Omofobia, la questione arriva all'Onu

"Un passo indietro sui diritti dei gay"

Il Pd si spacca sulla Binetti. Lei: "Non vado via, voterò Bersani". Ma il candidato: "Deve accettare le regole"

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NOTIZIE CORRELATE

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Cecchi Paone: ora basta, facciamo le nostre ronde (14 ottobre 2009)

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Omofobia, la Camera affossa la legge (13 ottobre 2009)

ROMA - Un passo indietro per l'Italia. Sulla bocciatura del testo Concia, il disegno di legge sull'omofobia affossato martedì alla Camera, interviene Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, secondo cui lo stop alla legge "è un passo indietro" per i diritti di gay e lesbiche. "È necessaria ovunque la piena protezione - ha detto durante una conferenza stampa rispondendo a una domanda -. L'omosessualità e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni Paesi, ma non possiamo ignorare che i gruppi minoritari e tra loro gli omosessuali sono soggetti non solo a violenza, ma a discriminazioni in diversi aspetti della loro vita".

Paola Binetti (Eidon)

Paola Binetti (Eidon)

CASO BINETTI - Intanto in Italia il Pd si spacca su Paola Binetti. La deputata teodem è diventata un caso all'interno dei Democratici dopo aver votato con il centrodestra il documento. Qualcuno parla anche di un suo imminente passaggio all'Udc che la deputata smentisce "assolutamente": "È una delle poche cose di cui sono sicura". La Binetti, il giorno dopo il discusso voto, chiarisce la sua posizione all'interno del partito: "Alle primarie voterò Bersani perché ha avuto una reazione più equilibrata. Certamente non voterò Franceschini che propone la mia espulsione, né voterò scheda bianca". "Il disegno di legge sull'omofobia - sostiene la deputata teodem - aveva punti nebulosi. Ora mi sento anche io una minoranza, anche io voglio essere tutelata". Infine, rispondendo al segretario del Pd: "Ha ragione, il problema è politico: quanta libertà c'è nel Pd?".

BERSANI - Tirato in ballo, Pier Luigi Bersani, conversando con i giornalisti alla Camera, commenta: "Chi vota per me, sa che questo significherebbe accettare le regole: io nell'organismo statutario sarei chiaro, sarebbe la prima cosa che farei, indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito". E il provvedimento di martedì contro l'omofobia rientra tra i casi di coscienza? "A mio giudizio no" risponde netto. Controreplica della Binetti: "Attendo lo statuto, fino ad ora non l'ho visto".

SORO - Ma Paola Binetti "dovrebbe andar via, in ogni caso, siccome ci sono anche aspetti formali, lo valuteremo nel gruppo e nel partito in questi giorni". Ad esprimere un parere così netto contro la Binetti è il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro: "Trovo intollerabile il comportamento dell'onorevole Binetti, penso che al di là degli aspetti formali, di cui ci occuperemo insieme al partito nella sua nuova dirigenza che verrà fuori nei prossimi giorni, ci sia un dato politico: la mia impressione è che Paola Binetti abbia poco a che fare con il nostro partito". Sulla stessa linea Paola Concia, autrice della proposta sull’omofobia bocciata dalla Camera: "Il Pd mi deve dire da che parte sta anche se mi pare chiaro che il segretario l'abbia detto. Lo stato deve dire ai suoi cittadini che l'omofobia è un reato".

FIORONI - Beppe Fioroni la pensa diversamente: "Sarebbe sbagliato espellere Paola Binetti, quando condivide con il partito il 90% delle idee". Fioroni critica anche il fatto che il Pd "faccia sempre tempeste in un bicchier d'acqua". "Come sempre - ha detto Fioroni parlando a Montecitorio - facciamo regali alla destra, che si divide in più pezzi e che adotta una politica a gambero, si divide con decine di voti in dissenso; in tutto ciò il Pd evidenzia come fatto grave la preoccupazione di un singolo parlamentare". "Io posso non condividere in toto le osservazioni della Binetti - ha aggiunto l'ex ministro - e votare in modo diverso ma mi batto perché in un partito democratico e plurale quale siamo noi, ci possa essere la libertà di esprimere dubbi e preoccupazioni e pensieri diversi".

 

14 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

concia (pd): "mi vergogno di questo parlamento". Carfagna: "un errore dei democratici"

Omofobia, testo bocciato alla Camera

E nel Pd esplode il caso Binetti

Approvata la pregiudiziale dell'Udc. La deputata teodem vota con la maggioranza. Franceschini: "Un problema"

La relatrice del testo, Paola Concia del Pd (Lapresse)

La relatrice del testo, Paola Concia del Pd (Lapresse)

ROMA - Si ferma alla Camera il cammino della proposta di legge sull'omofobia. L'assemblea di Montecitorio ha approvato, con i voti di Pdl e Lega, la questione pregiudiziale avanzata dall'Udc. Il testo, presentato da Paola Concia del Pd, è stato così affossato con 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astensioni. Democratici e Idv hanno votato contro.

LA RETROMARCIA - In sostanza, non si procederà più all'esame del provvedimento che inseriva tra le aggravanti dei reati i fatti commessi "per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato". La maggioranza, insieme all'Udc, aveva chiesto un rinvio in Commissione. Tuttavia, una volta in Aula, il Pdl ha cambiato idea e ha votato per il proseguimento dell'esame e l’immediata votazione della pregiudiziale di costituzionalità. "C’era un accordo - spiega Beatrice Lorenzin del Pdl - per rinviare il testo in Commissione, rimediare ai profili di incostituzionalità e poi riportare rapidamente il ddl all'esame dell'aula entro novembre. Poi, poco prima della votazione, un esponente del Pd si è avvicinato ai banchi della presidenza e ha spiegato che o si esplicitava il ritorno in Aula a novembre o loro avrebbero votato contro. A quel punto, violato il patto, anche noi abbiamo votato contro".

CASO BINETTI - L'esito in aula provoca un aspro scontro tra maggioranza e opposizione. E suscita malumori all'interno del Pd. La deputata Paola Binetti ha infatti votato con il centrodestra la pregiudiziale di costituzionalità. Durissimo il commento di Dario Franceschini: "È un problema, un signor problema". "È una cosa molto grave - ha ribadito in serata Franceschini, ospite della trasmissione di La7 Exit - perché su questi temi non ci può essere libertà di coscienza dentro un partito". Votare a favore di "un'aggravante legata a chi commette un reato contro la persona per motivi di discriminazione sessuale è una prova di fedeltà ai valori del partito democratico". Ora, ha aggiunto, "ci saranno organi di garanzia del partito che decideranno" su Binetti".

LA DIFESA - La Binetti risponde alle critiche: "Per come era formulata la legge, le mie opinioni sull'omosessualità potevano essere individuate come un reato... le mie e quelle di tante altre persone. Il testo era ambiguo, io ho votato per rinviarlo in Commissione e migliorarlo ma la richiesta di rinvio è stata bocciata. C’era un'ambiguità che giustificava le mie riserve". Secondo Pierluigi Bersani, il fatto che la Binetti si sia allineata alla maggioranza dimostra che nel Pd "qualche problema c'è", ma ad affossare la legge è stata "la maggioranza". "Non vorrei che passasse in seconda linea il fatto di fondo", aggiunge il candidato alla segreteria del Pd, ovvero "che altri hanno fermato la legge. La maggioranza ha votato contro". Durissimo il commento della relatrice del testo, Paola Concia del Pd: "Mi vergogno di far parte di questo Parlamento. Il Pdl ha detto bugie, mentre il mio gruppo senza avvertirmi ha cambiato idea e ha votato contro la possibilità di tenere in vita questa legge con il suo ritorno in commissione". "Questo testo ormai è morto, ma il Pd ne presenterà uno nuovo e chiederà che si lavori subito in Commissione su di esso, per discuterlo in aula a novembre" annuncia Marina Sereni, vice capo gruppo del Pd alla Camera. La Sereni spiega perché il Pd non ha appoggiato la richiesta di rinviare la legge in Commissione, che forse avrebbe preservato il testo dal successivo scivolone sulle pregiudiziali. "Noi eravamo disponibili a un rinvio, purché accompagnato dall'impegno a calendarizzarlo di nuovo a novembre. Senza questo impegno si sarebbe trattato di un rinvio 'sine die'. Non avevamo chiesto la luna".

PDL - Nel Pdl, 9 deputati - soprattutto "finiani" - hanno votato contro la pregiudiziale di incostituzionalità: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Giuseppe Calderisi, Benedetto Della Vedova, Chiara Moroni, Flavia Perina, Mario Pepe, Roberto Tortoli e Adolfo Urso. Nel Pdl si sono registrate anche dieci astensioni tra cui quelle dei ministri Elio Vito e Gianfranco Rotondi e della presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno. "Il Pd non ha mantenuto i patti - afferma Beatrice Lorenzin -. Avevamo raggiunto un accordo per cui, per rimediare ai vizi di costituzionalità della norma, si rinviava all'esame della commissione. Arrivando in tempi brevissimi a riportare il testo in aula. Violato il patto, anche noi abbiamo votato contro".

CARFAGNA - Sulla vicenda interviene anche il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna: "Mi farò garante, come ministro competente, di riparare all'errore commesso dal Partito democratico, proponendo al Consiglio dei ministri un disegno di legge che preveda aggravanti per tutti i fattori discriminanti previsti dal Trattato di Lisbona, compresi quelli dell'età, della disabilità, dell'omosessualità e della transessualità". "Il Pd - aggiunge la Carfagna - ha sbagliato a non sostenere il rinvio della legge in Commissione, che ci avrebbe consentito di risolvere alcuni piccoli problemi di costituzionalità emersi in Commissione Affari Costituzionali e, quindi, di far tornare il testo in Aula entro novembre per la sua definitiva approvazione. Con questo comportamento il Pd ha finito per affossare una la legge di civiltà alla quale abbiamo lavorato insieme per oltre un anno, deludendo non soltanto me, ma anche tutti quegli italiani che la aspettavano da tempo".

UDC - Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, spiega le ragioni che hanno spinto il suo partito a sollevare la questione pregiudiziale: "Il Parlamento per seguire furori ideologici non può legiferare male, leggi confuse che non eliminano le discriminazioni ma anzi le accentuano. Penso a categorie come quella degli anziani o quella dei non autosufficienti. Sarebbero esse sì discriminate se avessimo approvato una legge di questo tipo".

IDV - L'Italia dei Valori si era detta fin da subito contraria al richiamo in commissione: "C'è stato un anno di aggiustamenti su questo testo che è stato, tra l'altro, redatto a più voci, compresa quella della maggioranza. Questa richiesta ci sembra dilatoria: le lobby omofobe sono in lavoro permanente" aveva detto il vice presidente della commissione Giustizia, Federico Palomba.

GRILLINI - Un duro commento arriva anche da Franco Grillini, presidente di Gaynet: la legge sull'omofobia è stata respinta "grazie all'Udc, braccio armato del Vaticano, con una pregiudiziale di incostituzionalità infarcita di argomentazioni degne della peggiore estrema destra europea". "Già in mattinata - afferma l'ex deputato - il Vaticano si era premunito, attraverso il quotidiano dei vescovi L'Avvenire, di chiedere la bocciatura del provvedimento con le stesse argomentazioni usate da mons. Martino all'Onu per chiedere anche lì la bocciatura della mozione europea sulla depenalizzazione universale dell'omosessualità. Il Vaticano ordina e il Parlamento ubbidisce; non a caso è ancor una volta l'Udc a eseguire gli ordini per impedire che qualsivoglia norma a difesa del mondo lgbt possa vedere al luce in Italia". "La bocciatura della legge Concia contro l'omofobia - aggiunge Grillini - è di fatto un incentivo agli omofobi a continuare nell'orrenda serie di atti di violenza e aggressione verso la comunità lgbt. Nei fatti, nell'Italia di oggi gli omosessuali sono come gli ebrei nella Germania di Hitler". "Da ultimo consigliamo al Pd di espellere finalmente la signora Binetti, visto che non vota mai in conformità alle decisioni di quel partito" conclude.

 

13 ottobre 2009(ultima modifica: 14 ottobre 2009)

 

 

 

È accaduto a Canicattì (Agrigento)

Omofobia, aggrediti due studenti

poi denunciano il branco

Derisi, insultati, aggrediti e spintonati all'uscita della scuola media superiore che frequentano

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Cecchi Paone: ora basta Facciamo le nostre ronde (14 ottobre 2009)

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Omofobia, la Camera affossa la legge (13 ottobre 2009)

CANICATTÌ (AGRIGENTO) - Due minori omosessuali sono stati derisi, insultati, aggrediti e spintonati all'uscita della scuola media superiore che frequentano a Canicattì. I due, dopo essere riusciti ad allontanarsi dal branco che li aveva circondati, hanno presentato denuncia alle forze dell'ordine.

LA CONDANNA - L'aggressione omofobica è stata duramente condannata dal coordinamento regionale Arcigay Sicilia e da quello provinciale di Agrigento. "Esprimiamo amarezza, rabbia e sdegno e chiediamo con forza - hanno detto il presidente regionale dell'associazione Paolo Patanè e quello provinciale Agostino De Caro - un intervento immediato delle istituzioni a tutti i livelli locali e nazionali. Denunciamo un clima di crescente e intollerabile omofobia e transfobia che trova slancio continuo nella costante negazione dei diritti e di un'autentica eguaglianza delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali".

 

14 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-10-14

L'Alto Commissario per i diritti umani, Navi Pillay, punta l'indice contro il Parlamento

Per gli omosessuali "necessaria piena protezione". Critiche anche per il reato di clandestinità

Omofobia, la denuncia dell'Onu

"L'Italia ha fatto un passo indietro"

Omofobia, la denuncia dell'Onu "L'Italia ha fatto un passo indietro"

Navi Pillay, alto commissario Onu ai Diritti umani

BRUXELLES - "Affossare la legge contro l'omofobia è stato un passo indietro per l'Italia". L'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, mette sotto accusa l'Italia. E denuncia le scelte del Parlamento, che non tengono conto delle violenze di cui sono spesso fatti oggetto gli omosessuali: "Per loro è necessaria una piena protezione".

Navi Pillay entra a gamba tesa nella già accesa discussione nata dopo la bocciatura della legge che avrebbe introdotto l'aggravante per i reati commessi in danno di persone colpite per il loro orientamento sessuale. "L'omosessualità e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni Paesi - ha detto il commissario Onu - ma non possiamo ignorare che i gruppi minoritari, e tra loro gli omosessuali, sono soggetti non solo a violenza, ma a discriminazioni in diversi aspetti della loro vita". Secondo Pillay, che era a Bruxelles per l'apertura del nuovo ufficio Onu per i diritti umani nell'Unione europea, è necessaria quindi "una piena protezione" per gli omosessuali.

Navi Pillay aveva già apertamente criticato il governo italiano per le scelte in materia di respingimenti dei migranti. Oggi il commissario per i diritti umani è ritornato sul problema sicurezza in Italia, criticando ancora una volta la circostanza aggravante della clandestinità contestata agli immigrati irregolari che commettano un crimine. "E' una discriminazione. Per gli immigrati irregolari - ha sottolineato Pillay - non ci può essere una sospensione dei diritti umani. Per punire lo stesso reato, dovrebbero esserci le stesse regole per chiunque. Non escludo - ha concluso il commissario - che l'Onu possa chiedere all'Italia di modificare la legge".

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(14 ottobre 2009)

 

 

 

 

Aumentano le polemiche nel partito democratico

Anna Paola Concia, firmataria della legge: "O lei o me"

Omofobia, cresce lo scontro nel Pd

Binetti: "Deciderò dopo primarie"

La teodem: "Voterò Bersani". L'ex ministro: "Chi vota per me accetta le regole"

di CARMINE SAVIANO

Omofobia, cresce lo scontro nel Pd Binetti: "Deciderò dopo primarie"

Paola Binetti

ROMA - Dopo l'affossamento della legge sull'omofobia, nel Pd è in atto uno scontro durissimo. Ne sono simboli due donne, Anna Paola Concia e Paola Binetti. L'una firmataria del provvedimento ed esponente dei movimenti LGBT, l'altra, la teodem, ostinatamente contro quella legge. Espressioni di due anime diverse del Pd che oggi vivono una sorta di coabitazione forzata. Una situazione che rischia di creare nuove tensioni nel cammino verso le primarie. Il caso Binetti è una tegola per un partito già scosso da giorni di feroci polemiche tra i leader. Un caso che rischia di minare gli equilibri interni del Partito Democratico. Per Franceschini "c'è un problema Binetti". Il segretario non tollera "questioni di coscienza sui valori fondativi". "Voto Bersani, poi decido", replica la Binetti, incassando dall'ex ministro un "bene, ma chi è con me rispetta le regole del partito". La Concia, lancia un ultimatum: "o lei o me".

Franceschini esce allo scoperto immediatamente. "La posizione della Binetti è intollerabile", scrive sul suo profilo Twitter. E poi: "La libertà di coscienza non c'entra nulla, quando sono in gioco le fondamenta del Pd come progetto politico". Poi calca la mano, e pur dicendosi impossibilitato ad "adottare provvedimenti", denuncia "un serio problema di permanenza della Binetti nel partito". Suona come un addio. E anche il capogruppo del Pd a Montecitorio, Antonello Soro, non risparmia un commento durissimo. "Dovrebbe andar via", ma di mezzo ci sono "anche aspetti formali". Poi l'annuncio che l'eventuale provvedimento sarà valutato "nel gruppo parlamentare e nel partito in questi giorni".

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Paola Binetti non resta a guardare. Difende il proprio voto in nome del diritto di dissenso, contrattaca affermando che "le maggioranze bulgare non sono democratiche", che la sua posizione deve essere equiparata a quella della Concia. Delimita il proprio campo d'azione, annuncia un'altra "grande battaglia", quella sul biotestamento, per "difendere la diversità di orientamenti in seno al gruppo parlamentare". Una battaglia che la Binetti vorebbe svolgere all'interno del Pd. Almeno fino alle primarie. Accreditata come sostenitrice di Franceschini, annuncia che voterà per Bersani: "Si è comportato in modo diverso, è più inclusivo". E poi, dopo le primarie "deciderò cosa fare".

L'ex ministro accetta il sostegno, ma ribadisce che "chi vota per me, accetta le regole". E poi rilancia sulla modifica dello statuto. Dice: "io nell'organismo statutario indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito". L'omofobia tra quest'ultime.

Al coro delle polemiche contro la Binetti rispondono i cattolici del partito. Su tutti l'ex ministro Fioroni. Che minimizza. "L'espulsione? Sarebbe una tempesta in un bicchier d'acqua, e poi non sono previste dallo statuto". Poi la difesa della Binetti, che "è una parlamentare presente nel 90% delle votazioni" e la risposta all'ipotesi di Bersani di modificare lo statuto per i casi di coscienza. ""Normare la libertà di coscienza è privo di senso. E' come se avessimo in testa la coscienza collettiva di Trotsky".

Il caso Binetti non resta confinato nei corridoi e nelle sale della politica. Straripa, arriva sul web, su PdNetwork, il forum ufficiale del Partito Democratico. I post contro la deputata sotto accusa sono molti: "Se la Binetti va bene nel Pd, per definizione il Pd non è un partito laico. Quindi non è il mio partito". E le definizioni si sprecano: "costante forma d'imbarazzo", "inqualificabile presenza", "corpo estraneo". In molti invocano l'espulsione, in pochi tentano una difesa. Nei commenti dei democratici si prendono in considerazione anche gli scenari futuri del Pd, soprattutto per quello che riguarda l'influenza del caso Binetti sulle alleanze future. "Cosa succederebbe se facessimo un alleanza con l'Udc? Ci sarebbe un caso Binetti ogni giorno", e ancora "la Binetti starebbe molto meglio con Casini e Buttiglione, ma il rischio è ritrovarceli insieme tutti e tre". C'è chi ricorda anche le assenze della deputata durante la votazione finale sulla scudo fiscale. Alcuni - pochi - spostano il tiro e non stabiliscono un'equazione tra "la Binetti e i problemi del Pd", sottolineando l'inadeguatezza della legge sull'omofobia firmata dalla Concia.

(14 ottobre 2009)

L'UNITA'

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2009-10-13

Bomba Binetti, Soro: "Dovrebbe andare via"

"Bersani ha avuto una reazione più equilibrata, sto pensando di votare per lui alle primarie, certamente non voterò Franceschini che propone la mia espulsione, nè voterò scheda bianca". Paola Binetti, intervistata da Red Tv nella trasmissione "Redazione", il giorno dopo il suo no alla legge sull'omofobia, scoppiato nel Pd come una bomba, l'ennesima. Nessun pentimento, tutt'altro, la rivendicazione del diritto di pensarla esattamente come la pensa. "Il disegno di legge sull'omofobia aveva punti nebulosi. Ora mi sento anche io una minoranza, anche io voglio essere tutelata - dice -. Il Pd deve essere un partito a pensiero unico? Bisogna dirlo".

Il possibile sostegno della teodem non fa fare i salti di gioia a Bersani. "Ben venga il voto della Binetti ma a patto che condivida le mie regole", replica l'ex ministro. "Deve esistere un organismo statutario che fissa con precisione quali sono i casi in cui vale libertà di coscienza del parlamentare. Per tutto il resto, si vota secondo l'indicazione del gruppo. E quello di ieri è un caso in cui la libertà di coscienza non c'entra".

Un no di troppo, insomma, tanto da assomigliare sempre di più all'ultima goccia: quella che fa traboccare un vaso già colmo. E quando l'acqua trabocca, allora non c'è più modo di fermarla. "O la mia posizione o quella di Paola Binetti: che il PD decida", taglia corto Paola Concia (Pd), relatrice alla Camera della proposta di legge contro l'omofobia. "Il PD mi deve dire da che parte sta anche se mi pare chiaro che il segretario l'abbia detto. Lo Stato deve dire ai suoi cittadini che l'omofobia è un reato". E commentando i buoni propositi per il futuro annunciati dalla ministra Carfagna e dallo stesso gruppo del Pd esplode: "Una legge ieri c'era e si poteva votare. Una legge bipartisan che aveva fatto un lungo percorso in Parlamento. Ma il problema è che in questo paese ognuno vuole mettere la sua bandierina".

Quanto alla Binetti, Paola Concia non è la sola a chiedersi che cosa mai ci faccia nel Pd. "È evidente la sua estraneità rispetto ai principi fondamentali del Partito democratico, mi chiedo se non dovrebbe essere onesta con se stessa e domandarsi se stia rispettando il mandato dei suoi elettori", dice Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera. "Dovrebbe andar via. in ogni caso, siccome ci sono anche aspetti formali, lo valuteremo nel gruppo e nel partito in questi giorni".

14 ottobre 2009

 

 

 

Binetti: "Alle primarie voterò Bersani"

Le polemiche sul voto dell'onorevole Paola Binetti sulla legge sull'omofobia investono la campagna congressuale del Partito Democratico. La parlamentare teodem, inizialmente sostenitrice di Dario Franceschini, sembra aver cambiato idea dopo che il segretario ha definito "intollerabile" il suo comportamento in aula.

"Bersani ha avuto una reazione più equilibrata, sto pensando di votare per lui alle primarie. Certamente non voterò Franceschini che propone la mia espulsione, nè voterò scheda bianca". "Il disegno di legge sull'omofobia - ha proseguito Paola Binetti - aveva punti nebulosi. Ora mi sento anche io una minoranza, anche io voglio essere tutelata. Il Pd è un partito giovanissimo, vorrei capire quale sia la sua identità. Io sono una moderata, una persona di centro con una sensibilità per il sociale e mi chiedo: nel partito la libertà di coscienza è tutelata o no? Il Pd deve essere un partito a pensiero unico? Bisogna dirlo. Ieri Bersani ha reagito in modo molto diverso da Franceschini. Io fino a ieri ho sostenuto Franceschini, ma non può allontanarmi dal partito per una questione di mia coerenza personale. E ora sto pensando di votare Bersani, certo non voterò chi propone come Franceschini la mia espulsione dal partito".

La risposta di Bersani non si è fatta attendere. "Chi vota per me, sa che questo significerebbe accettare le regole: io nell'organismo statutario sarei chiaro, sarebbe la prima cosa che farei, indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito". Interpellato sul provvedimento di ieri, e sulla possibilità che rientrasse tra i casi di coscienza, Bersani ha risposto netto: "A mio giudizio no".

14 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-10-14

Legge sull'omofobia, il Pd ci riprova

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14 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Bersani "il professionista". Franceschini "il finto modesto" Ignazio Marino "il riformatore"

Dl Sicurezza: Governo battuto sulle espulsioni

Sul federalismo cresce l'asse tra il Pd e la Lega

Veltroni presenta le 12 "idee-forza" del Pd

Sicurezza, Pd: "Sì al decreto senza modifiche"

 

Omofobia, il Pd ci riprova con una nuova proposta di legge. Il gruppo del Partito Democratico della Camera ha, infatti, depositato stamattina un testo che tiene conto del Trattato di Lisbona ratificato all'unanimità da questo Parlamento nello scorso luglio.

La proposta è costituita da un solo articolo, firmata dalla presidenza del gruppo (Antonello Soro, Marina Sereni, Gianclaudio Bressa), da tutti i componenti Pd della Commissione Giustizia di Montecitorio (Rita Bernardini, Cinzia Capano, Mario Cavallaro, Pasquale Ciriello, Anna Paola Concia, Gianni Cuperlo, Gianni Farina, Donatella Ferranti (capogruppo), Guido Melis, Anna Rossomando, Marilena Samperi, Lanfranco Tenaglia, Pietro Tidei, Jean Leonard Touadi, Guglielmo Vaccaro e dall'onorevole Barbara Pollastrini.

La proposta di legge, come la precedente, ma con alcune modifiche, aggiunge un nuovo comma all'articolo 61 del codice penale. In pratica introduce fra le aggravanti di un reato "l'avere, nei delitti non colposi contro la vita e l'incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per motivi di omofobia e transfobia intesi come odio e discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale di una persona verso persone del suo stesso sesso, persone del sesso opposto, persone di entrambi i sessi".

Ieri la proposta di legge Concia, all'esame dell'aula di Montecitorio, era decaduta con l'approvazione della pregiudiziale di costituzionalità proposta dall'Udc, accolta dall'aula della Camera con 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astenuti. La proposta Concia prevedeva che la motivazione della discriminazione di genere diventasse aggravante di un reato.

Intanto il segretario del Pd Dario Franceschini ha detto che il voto espresso ieri alla Camera dalla teodem Paola Binetti (che ha votato con la maggioranza, affossando di fatto il provvedimento) "deve far riflettere sulla stessa permanenza di Binetti nel Pd, ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri". Franceschini ritiene "inammissibile votare con la destra" su temi come la lotta alle discriminazioni. (N.Co.)

14 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

ITALIA

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Omofobia e immigrazione: l'Onu critica l'Italia

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14 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Onu: a Gaza crimini di guerra di Israele e Hamas

Onu: i respingimenti violano il diritto internazionale

Frattini: "L'Italia punta a un seggio europeo nel consiglio Onu"

Immigrati, "L'Italia sia più attiva nella tutela dei diritti umani"

In Birmania arrivano i primi aiuti

Il responsabile dell'Alto commissariato per i Diritti umani, Navi Pillay, contesta la bocciatura alla Camera della legge anti omofobia: "È un passo indietro". Sotto osservazione anche la libertà di stampa

 

Le Nazioni Unite aprono a Bruxelles un nuovo ufficio dell'Alto commissario ai Diritti umani e il responsabile dell'istituzione Onu, Navi Pillay, critica l'Italia per la bocciatura alla Camera della legge anti omofobia, definita "un passo indietro". Secondo Pillay "è necessaria una piena protezione" per gli omosessuali: "In alcuni paesi l'omosessualità è addirittura criminalizzata, ma non possiamo ignorare che in altri le minoranze omosessuali sono soggette non solo a violenze, ma anche a discriminazioni in vari aspetti della loro vita", ha osservato l'Alto commissario Onu. Pillay ha detto, inoltre, che sta seguendo con attenzione la situazione della libertà d'informazione in Italia: "Stiamo sorvegliando ("watching" il termine inglese, ndr) la situazione in Italia, come in ogni altro paese in cui la libertà d'informazione è minacciata", ha detto l'Alto commissario Onu. Contestata anche l'aggravante di reato prevista dal "pacchetto sicurezza" italiano per gli immigrati clandestini che commettano un crimine: l'Alto commissariato ai Diritti umani non ha escluso l'invio di una richiesta all'Italia di modificare la legge. Pillay ha osservato infatti che l'aggravante di reato per i clandestini "è una discriminazione", delle persone non di nazionalità italiana o dell'Unione europea. "Per gli immigrati irregolari - ha sottolineato l'Alto commissario Onu - non ci può essere una sospensione dei diritti umani. Per punire lo stesso reato, dovrebbero esserci le stesse regole per chiunque". Pillay ha annunciato infine che parlerà della questione durante i contatti con la presidenza di turno svedese dell'Ue.

14 ottobre 2009

 

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